Perché
studiare il francese.
Se
doveste chiederlo a mio padre, vi risponderebbe: “Per andare a Eurodisneyland
Paris.”
Ma
poi, ripensandoci, aggiungerebbe che sarebbe molto più comodo farsi
accompagnare da qualcuno che il francese lo sappia già.
Mio
padre non è un poliglotta.
Anzi,
mio padre non ama affatto studiare le lingue straniere.
Se
lo chiedeste a me... quante ragioni avrei da annoverare!
Prima
fra tutte: io amo leggere.
Mi
spiego: amo moltissimo la letteratura francese e trovo che leggerla in traduzione
sia farle un torto. Vi prego, non fraintendetemi. So che cotanta affermazione
può risultare snob, ma non è questo l’intento.
Io sono una grande fautrice delle traduzioni: esse consentono a chi non può
imparare una lingua straniera - per qualsivoglia motivo - di assaporare il
piacere di milioni e milioni di pagine nuove, fare la conoscenza di luoghi,
personaggi e realtà inimmaginabili. Ergo: viva le traduzioni!
Dico
solo che, per mio gusto personale e forte della mia esperienza di traduttrice
freelance, sfumature e giochi linguistici a volte vanno perduti nel trasferimento
da un idioma all’altro. E dato che i labirinti fonetici, le scatole cinesi
lessicali, i ricami ironici tipici della letteratura francofona d’ogni dove e d’ogni
tempo sono tra i miei preferiti in assoluto, proprio non posso lasciarmeli
scappare, a vantaggio di una seppur ottima traduzione in italiano. Nossignore!
Mi
diverte troppo sedere a teatro - un bellissimo, sconfinato teatro immaginario -
per ammirare le colorite caratterizzazioni delle commedie di Molière. E quante
risate, fra le pagine di Voltaire, colme di uno spirito assai pungente, che
traghettano il lettore dalla settecentesca epoca dei lumi all’Ottocento, al
movimento romantico; per poi, magari, approdare nelle oscure e spaventose lande
di Guy de Maupassant, un viaggio nell’incubo e nell’assurdo, attenti a non
smarrirvi.
Tutta
questa strada può stancare, perciò di tanto in tanto faccio una pausa a Parigi,
al numero 7 di Rue de Grenelle, dove la consierge
Renée - che di sé dice je suis veuve,
petite, laide, grassouillette, j’ai des oignons aux pieds et, à en croire
certains matins auto-incommodants, une haleine de mammouth. Mais
surtout, je suis si conforme à l’image que l’on se fait des consierges qu’il ne
viendrait à l’idée de personne que je suis plus lettrée que tous ces riches
suffisants[1] - può offrirmi un buon tè, un film d’autore e la sua
immancabile Élégance du hérisson, L’eleganza del riccio.
Badate,
del francese amo anche la Francia! Le cattedrali gotiche, slanciate verso l’alto
e l’infinito, alla ricerca di Dio. I panorami, la storia... il ciclistico Tour de France... eh sì, anche lo sport
mi appassiona e poi mens sana in corpore
sano.
Sapete,
in fondo ognuno di noi deve trovare una propria buona ragione per apprendere
una nuova lingua.
Quel
che è certo, il francese è un idioma magnifico, uno dei più antichi e diffusi
del ceppo neolatino. Linguaggio di grandi pensatori e rivoluzionari, di uomini
geniali, che hanno accompagnato l’umanità occidentale verso l’era moderna. Ed
io ve lo insegnerò con piacere.
...
In ogni caso... fossi in voi... un giro a Eurodisneyland Paris lo farei, una
volta o l’altra!
[1]
Sono vedova,
bassa, brutta, grassottella, ho i calli ai piedi e, se penso a certe mattine
autolesionistiche, l'alito di un mammut. Ma soprattutto, sono così somigliante all’immagine
della tipica portinaia, che a nessuno verrebbe in mente che sono più colta io di
tutti quei ricchi presuntosi lassù.
E che dire? Io c'ero! Non certo nei pindarci voli di fantasia e d'avventura nelle lande francofone della tua immaginazione... ma ad Eurodisney sì. Pur non parlando il gentil idioma ma lieta di aver servito (di asimoviana memoria!) la famiglia con il mio misero "English" alla scoperta delle terre amiche dei nostri S.U.E. ... su su, un po' d'immaginazione, aprite la mente e scoprirete anche voi i S.U.E.!!!
RispondiEliminaxxooxxoo EuMom orgogliosa della sua bimba curiosa.